martes, 4 de marzo de 2008

La mahlaba di Almudena


Probabilmente vi ho già parlato delle mahlaba qui in Marocco. La parola mahlaba viene da halib, latte e vuol dire latteria. Sono dei piccoli posti, strapieni di frutta in bella mostra incastrati in delle casse verticali, che ti chiedi come facciano a stare su. Ma sono molto di più, sono dei posti dove si può mangiare di tutto, possono farti un panino con gli insaccati kasher, con il tonno, con l’omelette, hanno succhi, merendine, torte fatte in casa, croissant, tutto per la merenda, i breiuatt (dei triangolino fritti ripieni di soia e gamberetti), pane e poi ovviamente tutti i derivati del latte, yogurt, labn (latte rancido), rayb (tipo yogurt), budini, macedonie con yogurt.
Bhe, nel quartiere la mia coinquilina Almudena (che è spagnola) ha adottato e si è fatta adottare da una mahlaba, di cui è diventata la migliore cliente. Non passa giorno che non vada a bersi un succo da loro e io qualche volta la accompagno. È gestita da due ragazzetti più o meno della mia età e da un piccolino che li aiuta. Vengono dal sud del Marocco e non parlano francese. E questo è il bello, ogni giorno è una lezione di dialetto, anche se a volte sembriamo proprio teatro dell’assurdo!
Almudena chiede sempre lo stesso: mezzo succo di avocado e mezzo di banana, mela, fragola. No anzi la seconda metà varia a seconda del giorno, ma mezzo avocado sempre (è buonissimo il succo di avocado!). Io quello che capita, cioè lascio fare a loro.
Credo che siamo diventate una specie di attrazione per i clienti, a volte mettono dentro la testa apposta per vedere chi sono queste due straniere che parlano un arabo che è da circo. I ragazzi fanno finta di venire per comprare qualcosa (cioè alla fine realmente comprano qualcosa) e buttano lo sguardo, sentono, cercano di attaccare bottone, tutti con la solita domanda: tieni al Real o al Barça? E io, nessuna sono italiana, ah allora Inter o Milan? Uff, impossibile far loro capire che non mi interessa il calcio.
L’incredibile è quello che è successo una sera mentre Almudena tornava da francese con un’amica e un ragazzo ubriaco si è messo a seguirle e a molestarle, arrivate quasi fin sotto casa non sapevano che fare e si sono messe nella mahlaba. Lì tutto il quartiere si è messo a difenderle, incluso tutti i ragazzi che normalmente ci dicono le solite frasette tipo “ghazelle ghazelle, come va, posso parlarti, che bella che sei, mi dai il tuo numero” (e questo mi sorprende ogni giorno, a certe ragazze marocchine bellissime, truccate, curate, eleganti e provocanti non dicono niente e a noi, normali e semi trasandate tutte queste attenzioni, ma dove hanno gli occhi?!).
Il giorno dopo veniamo a sapere che il ragazzetto della mahlaba è andato a parlare nientepopodimeno che con i genitori del ragazzo ubriaco! Per spiegar loro come si era comportato il figlio e affinché non si ripeta più, che se no chiama la polizia. Troppo carino, no? E da quel giorno sono diventati tutti super protettivi con noi, io (che mi chiamano Joly come le lattine di tonno che vendono), Almudena (Almudina!) e la più sfortunata Bea (spagnola), che chiamano Baia o Biglia! Non per criticare eh, anche perché noi non abbiamo ancora capito come si chiamano loro e ogni giorno cerchiamo delle strategie per far saltar fuori i nomi. Hanno iniziato a rabboccarci sempre il succo quando finiamo, così diventiamo più forti dicono per poterci difendere!
L’altro giorno uno dei due, quello con un occhio un po’ strabico, sembrava un po’ triste e gli abbiamo chiesto perché. Risulta, e non siamo sicure di aver capito bene, che lui è sposato (ha 23 anni) ma sua moglie vive nel loro paese e non hanno abbastanza soldi perché li raggiunga, o forse perché non c’è una casa adeguata per farla venire bho. Che pena, era lì tutto triste che faceva dei conti su un block notes. Pare che il patron, che ha tante mahlaba, gli chieda tanti soldi d’affitto e loro, per quanto lavorino ininterrottamente dalla mattina alle 23 di sera e anche la domenica, non riescono a guadagnarci più di tanto.
Vabbè potrei andare avanti per molto con questa storia della mahlaba, per esempio raccontando che quando hanno scoperto che sono di Milano, sono diventati contentissimi e uno dei due mi dice, io ho un fratello a Torino, potresti portagli un succo da parte mia!!!! Ogni giorno ci sarebbe qualcosa in più da raccontare sulla nostra mahlaba, ma ogni storia ha una fine.

No hay comentarios: