martes, 23 de octubre de 2007
VIVIENDO EN INDIA
En fin, despues de un primer shock, me empece a acostumbrar, me gusta eso de andar por la calle de la manera mas sencilla posible, para que zapatos!, si te vas a llenar de arena! cholas (sandalias en venezolano) pa arriba y pa abajo, quitarselas cuando llegas a la casa o algun otro lugar, lavarse los pies entrando para no embarrar tanto el pequeno cuarto, poner el ventilador a funcionar cuando llegamos, porque aun cuando es "invierno", todavia esta haciendo calorcito, nada muy complicado porque en el trabajo hay aire acondicionado y en la casa tambien, asi que los minutos de calor son pocos.
Sacar la basura y colocarla justo al lado de la puerta principal del edificio donde las vacas vendran a abrirla y comersela, ahora entiendo por que tanta basura, y tan pocas ganas de remediarlo..., nunca he visto un camion recogiendo la basura.
Ya se donde comprar los vegetales, donde comprar el agua, que siempre me cuesta pedir porque no logro recordar el nombre, y el dueno de la tienda, un senor buena gente, que se rie cada vez que voy, no habla ni pio ingles, pero ahi con senas nos entendemos.
Trato de evitar en lo posible la comida picante, pero es dificil, casi inevitable, esta en todos lados, y les importa poco que no la aguante, o aun peor, o mejor?, creo que no entienden como es posible que no aguante algo de picante.
No solo estoy aprendiendo la cultura indu, sino tambien la japonesa, si si, mi roomate es japonesa, y es 1A, tenia muchas ganas hace algun tiempo de tener un buen amigo, o amiga asiatic0 (a), y mira donde me lo fui a conseguir.
En fin, tantas cosas,
Estoy haciendo yoga ucon una profesora que tiene 35 anos practicando, y nos esta dando la clase a mi y a Mibu, mi roomate, gratis..., fuimos a hablar con ella con refrencia de otro profe que conocimos, y accedio a darnos la clase. LUego hemos enamorado a otros pasantes de AIESEC, y resulta que tambien va a dar clases a las 7.30am, para una muchacha polaca.
Supongo que tendre que traducir este email a frances, y de repente a ingles, y Giu, que te parece si lo traduces a darija??? seria cool
bueno,
a ver ahora si sale bien en el blog!!
VERO
lunes, 22 de octubre de 2007
In viaggio con Mafalda
Qui, da Casablanca tutto procede nel migliore dei modi. Vi scrivo per raccontarvi una storia che ha dell’incredibile. Lunedì scorso ho conosciuto Quino, l’autore di Mafalda!!!! Dunque comincio dal principio. A gennaio avevo letto in una rivista che a maggio ci sarebbe stato un festival dei cartoni animati a Meknes e che ospite d’eccezione sarebbe stato Quino. Però non ci avevo pensato più di tanto, ero convinta che a maggio sarei stata da qualche parte per lo stage (mi sto un po’ complicando con i tempi verbali!). Settimana scorso mi ritrovo con un altro articolo in cui si parla del festival. Cerco informazioni su internet per capire esattamente in che data verrà Quino. Su internet quattro articoli mettono quattro date diverse, trovo il numero di telefono dell’Istituto Francese di Meknes che organizza il Festival, ma mi rispondono che non sanno niente di Quino. Decido di andare comunque il lunedì, giorno in cui, secondo uno dei vari articoli ci sarebbe stata l’inaugurazione della mostra “In viaggio con Mafalda”, e convinco Veronica, una mia amica venezuelana a venire con me. Partiamo la mattina in treno, arrivate all’istituto francese ci dicono che ci sarà un vernissage (?!) alle 18, ma non si capisce bene se Quino viene o no, nessuno sembra saperlo. Ci facciamo un giro della città e torniamo nel pomeriggio. Apparentemente siamo le uniche in attesa (io ansiosa) di Quino, tutti gli altri sembrano lì per caso. Alle sei arriva una macchina da cui scendono quattro persone e due vecchietti (è lui è lui), noi ci avviciniamo e io credo di avere un sorriso che mi va da orecchia a orecchia. Sento che questi quattro parlano tra loro in italiano, uno di loro si gira e vedendo che li fisso e il mega sorriso mi dice “Bonjour” e io “SALVE”. E lui “sei italiana?” e io sì, e che ci fai qui e lei è venezuelana e che ci fa qui…il solito. Poi mi dice il suo nome, Igor, il manager di Quino e mi si accende una lampadina. Questo nome io lo conosco, è il responsabile di Quino in Italia e lo avevo intervistato via mail per la mia tesi (vi ricordate, la tesi sulla traduzione di Mafalda all’italiano?). Glielo dico e incredibilmente si ricorda, mi chiede della tesi ecc ecc e io gli chiedo se è un problema se facciamo una foto con Quino. Lui, ma va, te lo presento e io bum bum, ok. Quino arriva e ci si piazza davanti. Sembra più teso e più intimidito di me. Però allo stesso tempo sembra super interessato, ci chiede che facciamo lì, ci fa un sacco di domande su come ci pare il Marocco, parla con Veronica del Venezuela e con me di Milano, dove ha vissuto tanti anni e ha un appartamento in zona De Amicis. Mi dice che gli sembra che la vita culturale a Milano sia molto peggiorata rispetto agli anni settanta ottanta, quando ci viveva lui. Tiro fuori l’argomento tesi e parliamo un po’ della traduzione di Mafalda, mi racconta che quando era arrivato in Italia per pubblicare Mafalda, non conosceva bene la lingua, però adesso che parla bene gli sembra che la traduzione non sia il massimo. Gli dico che (casualmente!) ho una copia della tesi nella borsa, che se gli interessa leggerla gliela lascio, anche se ormai l’ho discussa per cui non è niente di urgente. La prende e la tiene in mano tutta dico tutta la sera (con telecamere e macchine fotografiche che lo riprendono!). Dopodiché si allontana perché inizia il “vernissage”. Il direttore dell’istituto lo presenta e presenta l’esposizione e lui, ancora più nervoso di quando parlava con noi, dice due parole: “Io sono un disegnatore e noi disegnatori faremmo meglio a disegnare anziché a parlare!” adorabile. Dopodiché io e Veronica ci buttiamo sui salatini e andiamo a salutare prima di avviarci a prendere il treno (l’ultimo per Casablanca, che rischieremo di perdere). Quino ci presenta sua moglie, che si interessa tantissimo a Veronica, che è ingegnere industriale e sta facendo uno stage qui a Casablanca con una organizzazione internazionale che si chiama AIESEC. Risulta che la signora Quino è chimica e anche lei ha fatto una esperienza simile negli anni cinquanta in Francia e ci racconta tutta la storia. Alla fine dobbiamo interromperla perché si è fatto tardi, salutiamo e ringraziamo di cuore. Corriamo alla stazione dove prendiamo il treno al pelo. Felicissima e incredula, mi dico che la vita è proprio incredibile, incontrare Quino in Marocco mai me lo sarei immaginato!!!!